È possibile allattare mentre porto il mio bambino in fascia? Quante ore può stare dentro la fascia senza mangiare? Esiste una fascia adatta per allattare durante il trasporto? In che posizione si può allattare? Ne parliamo con Giulia Rita Cannova, consulente babywearing, peer supporter allattamento e acquamotricista neonatale.
Ecco alcune delle domande che pongono le mamme in consulenza. Alcune di loro rimangono stranite dalla possibilità di poter allattare mentre portano il proprio bambino in fascia e, dunque, mentre stanno facendo altro, avendo le mani libere.
Babywearing e allattamento: c’è bisogno di contatto
Partiamo dal principio facendo chiarezza sul perché queste due pratiche appaiono correlate e complementari. Il principio che li accomuna è sicuramente la fonte di nutrimento che si offre sottoforma di contatto, coccole, amore e percezioni sensoriali. Entrambe, inoltre, garantiscono un momento di riposo alla mamma. Portando in fascia il proprio bambino è possibile avere le mani libere e dedicarsi ad altro (passioni, hobby, passeggiate, cucinare, al bambino più grande…) assicurando comunque il bisogno innato di contatto che richiede il nostro bebè. Durante l’allattamento, invece, la mamma può occuparsi di sé: sedendosi, può riposare almeno per il periodo della poppata (venti /quaranta minuti circa) mentre in contemporanea, risponde positivamente alla richiesta del piccolo.
Il bisogno di contatto del neonato è innato. La pelle del bambino è il primo organo che si forma e a sole otto settimane di vita è già completa. Dunque, il contatto è la modalità primordiale che permette al cucciolo di uomo di comunicare sin da dentro l’utero. Al momento della nascita, il bambino contenuto e rassicurato dentro i tessuti intrauterini, lascia i confini e la sicurezza di cui, fino a quel momento, ha fatto esperienza e allora ha bisogno di conforto.
Se ci pensiamo, infatti, le prime esperienze di un neonato sono proprio tattili. Lo confermano, infatti, svariati studi scientifici che sostengono che il contatto fisico composto da carezze, massaggi, contatto pelle a pelle aumentino la produzione di ossitocina (ormone della felicità, dell’amore, del benessere, del rilassamento e della calma) abbassando i livelli di cortisolo (ormone dello stress) e dunque ha il potere di calmare il bambino in termini di regolarizzazione del battito cardiaco, dei livelli di ansia, diminuendo il pianto. Potremmo sintetizzare tale concetto affermando che il corpo della madre ha effetto benefico sul bambino e lì si sente protetto.
Il bonding: di cosa si tratta?
Da qualche anno all’interno degli ospedali è in diffusione la pratica del “bondig” alla lettera “legame”, che si instaura tra mamma e bambino nelle prime ore dopo il parto (naturale o cesareo che sia) favorendo, di conseguenza, anche l’allattamento al seno.
Viceversa, la separazione precoce può produrre conseguenze emotivamente stressanti come il pianto del bambino o la depressione della madre.
“La privazione dell’esperienza del tocco e del contenimento nei primi momenti di vita procura ferite che ci impiegano anni a cicatrizzare e comunque lasciano il segno”
È stimolante la frase di Elena Balsamo in cui descrive la situazione di una puerpera nei primi mesi post partum
“Perché possa contenere il bambino, infatti, a donna ha bisogno di essere lei stessa contenuta, dal partner e dal gruppo familiare”.
Ma come è possibile, quindi assecondare la richiesta di contatto reciproco tra mamma e bambino?
La pratica del portare addosso comunemente chiamata “Babywearing” arriva in aiuto delle neomamme permettendo così una continua relazione tra mamma e bambino.
In particolare casi, in cui i bambini nascono prematuramente e vengano portati in Terapia Intensiva pediatrica (TIN) è ampiamente sperimentata da più di vent’anni la marsupioterapia o kangaroo care. Il contatto pelle a pelle ha un ruolo fondamentale per la crescita ponderale del bambino e per la stabilizzazione dei parametri vitali, così come per la temperatura corporea, la respirazione e l’attività cardiaca regolare oltre che per lo sviluppo neurologico del bambino. Questa pratica basata sul contatto aiuta la sopravvivenza del cucciolo nato precocemente in quanto aumentando i livelli di ossitocina, il bambino tende a calmarsi, il pianto si riduce e i nutrienti contenuti nel latte che assume (tramite allattamento al seno o tramite formula) vengono assorbiti completamente, senza dispersione di energia favorendone la crescita.
Questo sopracitato è uno dei molteplici esempi di babywearing e allattamento.
Nelle situazioni di parto fisiologico, invece, se la mamma ha già effettuato una consulenza babywearing e mostra volontà di associare anche l’allattamento al seno è possibile tenendo a mente alcuni accorgimenti.
Abbiamo già approfondito come la pratica del portare stimoli la produzione di latte, aumentando i livelli di prolattina, e come il contatto favorisca la reciproca conoscenza tra madre e figlio. Il babywearing, dunque, è un valido strumento che permette, avendo vicino il proprio bambino, di riconoscere i segnali di fame e di intervenire lasciando il bambino in fascia.
Quali sono gli elementi da tenere a mente quando si allatta il neonato all’interno di un supporto porta bebè?
- È preferibile che il bebè abbia acquisito la padronanza del collo sul tronco per evitare che la testa si accasci e impedisca di deglutire bene;
- Assicurarsi che il bambino respiri bene e che il suo viso non sia schiacciato sul seno limitando il passaggio di ossigeno;
- È consigliato allattare in fascia quando l’allattamento è già ben avviato e non sussistano problematiche di ragadi, di attacco o di suzione;
- Le fasce dovrebbero essere allentate per poter abbassare il bambino all’altezza del seno e permettere una buona suzione e un buon attacco, mantenendo la posizione della diade pancia a pancia;
- È importante a fine poppata riportare il bambino all’altezza iniziale per mantenere la legatura ergonomica per portato e portatore, comunemente chiamata ad “altezza bacio”:
- Nel caso di mamme portatrici esperte con bimbi di poche settimane in fascia, è bene monitorare i risvegli dei cuccioli che non devono superare le quattro ore tra una poppata e l’altra invitandoli, così, a mangiare. Questo permette di avviare adeguatamente la produzione di latte. Si ricorda tuttavia che durante le prime settimane è possibile portare in fascia i neonati ma per un corretto avviamento dell’allattamento è bene prendersi il tempo giusto per “imparare a conoscersi”.
In quali situazioni è favorito allattare in fascia?
- Quando la mamma ha altri bambini a cui dedicarsi;
- #sosbabywearing, il portare interviene in aiuto, ad esempio, quando si è fuori casa o durante una passeggiata o mentre si è in coda al supermercato;
- In presenza di un bambino che soffre di reflusso e deve stare in posizione eretta;
- Se il riflesso di emissione è forte quando il bambino fa fatica a poppare da sdraiato o poppa meglio se viene cullato e distratto;
- Quando ci sono alcune difficoltà legate all’attacco al seno per evitare le ragadi o disostruire un ingorgo, cambiando dunque posizione;
- nei casi in cui la mamma portatrice abbia dolori alla schiena e non riesca a tenere il bambino in braccio o abbia tendiniti ai polsi o altre difficoltà.
Quali sono i supporti più adeguati per portare in fascia i piccoli?
- la fascia rigida (tg. 6), allentando le fasce, abbassando il bambino all’altezza del seno, nella posizione cuore a cuore;
- il marsupio ergonomico, allentando le fibbie degli spallacci, abbassando il bambino all’altezza del seno, nella posizione cuore a cuore;
- la ring, posizionando il bambino a tre quarti o lateralmente, allentando il tessuto di fascia tra gli anelli e abbassando il bambino all’altezza del seno. Con il tessuto che scende dagli anelli è possibile coprire il bambino anche nel caso in cui si dovesse addormentare, ricreando una sorta di copertina o coprendo la diade mamma-bimbo per mantenere una maggiore intimità.
- Nulla toglie che per mamme portatrici più esperte sarebbe possibile allattare all’interno della fascia elastica piuttosto che in un halfbcukle.
E le legature più comode per allattare in fascia rigida?
– FWCC – croce avvolgente
– FCC – croce semplice
Letture consigliate
- E. Balsamo, “Sono qui con te”, 2014, Ed. Il leone Verde
- A. Bortolotti, “E se poi prende il vizio”, 2010, Ed. Il leone Verde
- E. Weber, “Portare i piccoli, 2013, Ed. Il leone Verde
- C. Gonzalez, “Un dono per tutta la vita- Guida all’allattamento materno”, 2018, Il leone verde
Ecco qui i riferimenti di Giulia:
Facebook: @GiuliaRCannova
Instagram: @ildolcefagotto
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