Michela condivide con noi la sua esperienza di portare con amore e praticità. Esperienze che possono aiutare altre mamme o neomamme che si sentono un po’ in difficoltà di fronte ad una fascia.
Un inizio all’insegna della praticità
Non so davvero bene come o quando io abbia deciso che avrei portato. Sta di fatto che nella borsa per il parto avevo infilato una fascia elastica nera, gentilmente prestata da una amica, che a sua volta l’aveva ricevuta in dono da un’amica comune, la nostra ostetrica, per la prima figlia.
Quindi non ero partita né informatissima né appassionata. Quello che mi interessava del portare era poter avere le mani libere, nessun ingombro e continuare la mia vita da pallina rimbalzina col pargolo infagottato.
Così sono uscita dall’ospedale con le mie infradito da camminata e Mario (mal) legato in un triplo sostegno con l’elastica e già in quella occasione avevo capito, o forse ancor prima intuito, che quella del portare non sarebbe stata solo una pratica di comodità. Infatti, mentre consumavamo il nostro primo pranzo in tre, il neonatino se ne stava nella fascia beato e non solo con me, ma anche con il suo papà.

La primissima volta che ho realizzato quanto fosse meraviglioso portare è stato proprio dopo aver aiutato il papà a legare Mario su di sé. Finalmente anche lui poteva provare quel miscuglio di meraviglia-onore-onere che si prova quando si ha un bambino nella pancia.
Chiaramente non è che un pallido riflesso della sensazione di avere realmente il bimbo dentro di sé, ma credo che per un padre il babywearing sia l’occasione di vivere questa sensazione forte e nuova.
Portare con amore
Per motivi di lavoro del papà, Mario ed io siamo stati tanto tempo solo noi e la fascia. A quella nera era succeduta una bella rigida arcobaleno che è stata davvero un’alleata preziosa: non solo perché mi ha permesso di mantenere tutte le relazioni, anche con movimentati amici senza figli, di partecipare a tutte le attività senza mai staccarmi dal piccolino e senza essere mai troppo appesantita, ma era diventata indispensabile anche per le sere in cui eravamo soli. Quelle sono le serate infinite, dove si sente, pesante, la stanchezza di entrambi e sono tante le cose che non si possono rimandare, le serate dove una fascia può fare la differenza.

Dopo quattro anni sto ancora portando Mario, e l’ho portato molto anche col pancione mentre aspettavamo il fratellino. Quando Claudio è nato li ho portati entrambi, a turno o in tandem, perché questa del camminare insieme non è solo una grande opportunità pratica, ma una gigante possibilità di esprimere il nostro amore, portando davvero i nostri figli nel cuore delle nostre vite.
Come sono stati i nostri inizi con il babywearing?
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