Che cos’è il baby shower? bah, ci sono tanti siti migliori di noi per spiegare cos’è, da dove viene, cosa è doveroso fare, quando organizzarlo…
Quello che posso fare è raccontarvi il mio.

Era il lontano 2014, avevo scoperto da poco di essere incinta. Un’amica australiana a cui lo avevo appena comunicato mi disse tra le chiacchere “mi dispiace tantissimo di non poter partecipare al tuo baby shower”. Al mio che?
Mi spiegò brevemente cosa fosse (festa pre-nascita, in cui la futura mamma viene sommersa di regali e di attenzioni da parte delle sue amiche) e, quando le dissi che mi sembrava un’americanata pazzesca, mi fece notare una cosa interessante.
Tutte le sue amiche che non avevano fatto il baby shower, erano state bersagliate di regali alla nascita del bimbo. Principalmente in ospedale a poche ore dal parto, ovvero quando meno sei in grado di pensare ai convenevoli!
E quali erano stati i regali principali? Tutine taglia 0-1 mese. Che già è difficile metterle se partorisci un neonato poco più lungo della media, ma poi al momento del parto pensate che la madre non abbia già preparato le tutine per quell’età?? Il tempo di tornare a casa dall’ospedale, lavarle e provarle…. erano già piccole.
La mia amica mi fece notare come invece ricevere i regali con un pò di anticipo fosse utile, organizzativamente parlando. Per evitare di acquistare cose che comunque avrei ricevuto in dono e per poterle lavare in tempo per essere utilizzate.
Un altro vantaggio degno di nota: poter ringraziare come si deve e dedicare il tempo ai convenevoli senza avere il pensiero fisso sul neonato, i punti che tirano, le ragadi e l’assorbente post parto.
Per la mia indole iperorganizzata, quelle parole furono la chiave che mi spinse a digitare “baby shower” su google e cominciare a pensare al mio.
Do and don’t
Ovvero la lista di cose che ho fatto e non ho fatto. Una volta deciso che il baby shower “s’aveva da fare”, era il momento di organizzarlo. In America, essendo una cosa molto diffusa ci sono luoghi dedicati, siti a tema e chiare tradizioni. Noi non ne avevamo mai visto uno, non sapevamo da che parte cominciare… Ho cominciato a pensare a come avrei voluto fosse questa festa: qualcosa di folle scatenato e sopra alle righe? ma anche no. Avrei voluto un “ultimo the tranquillo con le amiche”, e partendo da questo lo abbiamo organizzato.
Non avendo lo spazio per ospitare tutte, mi sono rivolta ad un posticino carinissimo vicino a casa, il Serendipity Bistrot. Marta, inizialmete stupita della richiesta, si è mostrata subito molto disponibile sia a riservare il bistrot solo per noi sia a provvedere al the ed ai dolci per le invitate. Il giorno della festa ci ha fatto trovare inoltre palloncini a tema, mazzi di fiori ed un’atmosfera adorabile.
Silvia, una cara collega, si è offerta subito per pensare ad alcuni intrattenimenti. Io avrei potuto non fare assolutamente nulla e godermi la giornata, ma la mia mente organizzatrice e le mie mani decoratrici non sono riuscite a stare ferme. Hanno creato inviti, decorazioni e pensierini di ringraziamento tutti coerenti tra loro e legati dal tema. Ho scelto le orizuru, le gru di carta giapponesi. E il rosa, colore che adoro e che ben si abbinava col genere della nascitura.
Gli inviti, avvolti in carta velina nera con nastro a tema, sono stati consegnati a mano alle amice più care. Che stupefatte mi hanno chiesto (tutte, nessuna esclusa) “un invito a che cosa scusa?”. E via di paziente spiegazione.
Come avrete notato non c’è il nome della bimba nell’invito. Molte lo fanno per scelta, per lasciare tutti i riflettori puntati sulla mamma almeno in questa occasione. Io no, semplicemente non avevamo ancora il nome!
Il mio baby shower
Il momento della festa è arrivato fin troppo velocemente, come a scandire il tempo e a ricordarmi che la gravidanza era agli sgoccioli.
Abbiamo preso il nostro the caldo mentre si registravano scommesse sul giorno esatto di nascita. Subito dopo abbiamo misurato la circonferenza del pancione e abbiamo fatto vari giochi a tema neonati.
Il pensiero che mi aveva spinto ad organizzare il baby shower, come dicevamo, era stata la gestione dei regali. In questo, il risultato è stato centrato in pieno: le amiche mi hanno consegnato i pensierini durante la festa, con i vantaggi già elecati sopra. Le visite in ospedale sono state quindi incentrate su di me e sulla bimba e non sul “ti devo portare un regalo perchè l’etichetta vuole così”. Mio marito non ha dovuto fare avanti e indietro carico di sacchetti come il papà della mia compagna di stanza. E ho potuto mettere alla bimba tutte le tutine ricevute!
Quello che non sapevo è quanto mi sarebbe piaciuta questa festa, l’essere circondata da donne unite solo dal loro affetto per me, esorcizzare la paura del parto concentrandomi sui dettagli e sugli abbracci. Avevo preparato un pensierino per ringraziare le invitate dei loro doni, ma se avessi saputo quanto mi hanno in realtà donato in quel pomeriggio insieme, avrei dovuto fare un mutuo per andare in pari!