La figura del papà sta cambiando nel corso degli anni e il suo ruolo all’interno della famiglia è mutato se guardiamo indietro di 20/30 anni. Com’è essere papà ai giorni nostri ? Ne parliamo insieme a Caterina Caliendo, psicologa e mamma.
Gli stereotipi sulle figure genitoriali
La funzione paterna si rivela un tema molto delicato poiché non coinvolge solo aspetti prettamente psicologici ma chiama in causa le trasformazioni socio-culturali che da diversi anni interessano la famiglia ed il lavoro.
Generalmente si ritiene che la maggiore partecipazione delle donne nel mondo del lavoro abbia
consequenzialmente avvicinato i padri a compiti che precedentemente erano delegati alla moglie- madre. In realtà malgrado gli attuali mutamenti socio-culturali richiedano una certa simmetria ed interscambiabilità tra padre e madre, di fatti è possibile notare una assidua aderenza agli stereotipi di “maschile” e “femminile”, “paterno” e “materno”, ereditati dalla società passata.

Oggi diventa pertanto fondamentale ripensare al ruolo paterno e ciò è necessario per diverse ragioni. Infatti una società che continua ad aderire ad antichi stereotipi del “maschile” e del “femminile” è una società che non progredisce. Poi è necessario offrire un sostegno adeguato alle famiglie che inevitabilmente passa per il riconoscimento di tutti i suoi membri.
L’importanza del ruolo per lo sviluppo infantile
Una delle teorie più recenti rispetto all’influenza della relazione affettiva genitore-figlio sullo sviluppo del bambino è la PARTheory (Parental Acceptance Rejection Theory). E’ una teoria sviluppata da Rohner a partire da prove empiriche cross-culturali che si fonda sui concetti di accettazione e rifiuto esperito, da parte delle figure di attaccamento, in infanzia. Secondo la PARTheory, l’esperienza di accettazione e rifiuto da parte delle figure di attaccamento ha importanti ripercussioni sull’adattamento psicologico e sulle disposizioni di personalità in bambini e adulti.

Il concetto di accettazione include i comportamenti inerenti l’amore che i bambini possono ricevere dai propri genitori o caregiver (calore, affettività,cura, preoccupazione, nutrimento, sostegno, ecc.). Il concetto di rifiuto, invece, si riferisce alla totale o parziale assenza dei comportamenti e affetti propri dell’accettazione. Accettazione e rifiuto costituiscono così la dimensione di calore della genitorialità, la quale si configura come un continuum “su cui tutti gli esseri umani possono essere collocati poiché tutti hanno esperito nell’infanzia più o meno amore da parte dei principali caregivers” (Rohner et al., 2012, p.1).
Essere papà ai giorni nostri
La PARTheory pone particolare attenzione alla funzione paterna e afferma che l’amore paterno è fortemente implicato, con quello materno, nello sviluppo di problemi comportamentali e psicologi nel bambino. In alcuni studi è addirittura emerso che “l’amore paterno talvolta è il solo predittore significativo di specifiche conseguenze sul bambino” (Rohner et al., 2012, p.18). A tal proposito studi in linea con questa teoria hanno mostrato una correlazione tra accettazione paterna e autostima dei bambini (correlazione che però non è stata rilevata con l’accettazione materna).

Siamo soliti dire che “la mamma è sempre la mamma” ma forse potremmo cominciare davvero ad
andare oltre riconoscendo l’importanza del padre e il suo valore. Non solo per lo sviluppo infantile ma anche per il sostegno e il “potenziamento” dell’esperienza materna.
E di quest’ultimo aspetto ne parleremo presto!
Vi lasciamo di seguito i contatti dell’autrice del blog post di oggi:
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