Metodo Montessori: il gioco nei primi mesi di vita

Il gioco nei primi mesi di vita del bambino è molto diverso dai mesi successivi. Vediamo perché e come comportaci di conseguenza. Anna Marcobelli ci accompagna nel cammino (in fondo al post trovate i suoi riferimenti).

Il bimbo piccolo ha gli organi di senso ancora in formazione e, con essi, si stanno formando le connessioni tra i neuroni, che regolano la comprensione dello stimolo.
Tutto in lui è nuovo, è appena stato creato.
La sua vista non funziona come la nostra e il neonato non è in grado di mettere a fuoco ad una distanza superiore di 30 cm. E’ all’incirca quella esistente tra l’incavo del gomito ed il viso dell’adulto che lo sostiene.
Fino ai 4 o 5 mesi circa, il bambino non riesce a vedere bene il volume degli oggetti, predilige oggetti a contrasto, cioè in bianco e nero, possibilmente sagome.
Le sue capacità di movimento sono molto limitate e così quelle d’espressione tramite il linguaggio. Ricordate che l’unico suo modo di esprimersi è il pianto!
Con il pianto ed il tono muscolare, però, anche il neonato può comunicare.
Se prestiamo attenzione alle sue reazioni sapremo riconoscere se si trova in un momento di attenzione oppure ha sonno o fame, se l’oggetto che osserva gli interessa e lo concentra

La giusta quantità di stimoli

Come generazione di genitori temiamo di non dare la corretta quantità di stimoli ai nostri figli, abbiamo paura di non fare e dare abbastanza. In questo modo spesso tendiamo a fare e dare troppo: oggetti molto complessi, stimoli vari e forti, una gran quantità di oggetti. Siamo cresciuti nell’epoca del boom economico, dove gli oggetti hanno pian piano sostituito gli affetti.

Come scrive Giorgia Cozza nel suo “Bebè a costo zero”: i bambini avrebbero bisogno di meno oggetti e più affetti. Per il neonato, la presenza di una persona cara che gli vuole bene e gli parla è uno stimolo enorme. Più il bambino è piccolo più lo saranno anche le sue capacità di interpretare il mondo che lo circonda e discriminare gli stimoli.

Cosa vuol dire? Che il bambino piccolo ha bisogno di oggetti semplici, in grado di dare pochi stimoli contemporaneamente e di un ambiente libero e sgombro. Se offriamo oggetti che si muovono, producendo luci e suoni contemporaneamente è come se creassimo un sovraccarico di dati. Tutto ciò sarà seguito da un bel game over (il pianto). Il pianto del neonato è anche uno strumento per “scaricare” lo stress, per far abbassare il livello di cortisolo, ormone che regola lo stress.

Cosa possiamo offrire fino ai 4 o 5 mesi?

Quando il bambino non sa regolare le proprie articolazioni di polso e gomito, rischierà di battersi in testa un oggetto, non regolando la precisione dei propri movimenti.

Fino ai 5 mesi circa, offriamo oggetti morbidi, possibilmente di tessuti biologici con colori atossici. Il bambino di quest’età utilizza la bocca come un vero e proprio canale per decifrare ciò che incontra, l’accortezza di tessuti biologici con colori atossici risponde all’esigenza di esplorare con la bocca.

A quest’età, autonomia può voler dire appoggiare il gioco da osservare nelle vicinanze del bambino, in modo che possa toccarlo con le mani e muovere la testa verso di esso. Dare l’oggetto al bambino mettendoglielo direttamente in mano toglie un po’ di piacere di fare da se una delle poche azioni possibili, girare la testa e muovere gambe e braccia.

Oltre ai giochi morbidi da esplorare possiamo offrire una giostrina pendente, che all’inizio può essere costituita anche solo da un ovale dipinto in bianco e nero. Il neonato non si stanca di osservare sempre lo stesso oggetto, perché ogni giorno lo vede diverso e ne nota più particolari: come viene toccato dalla luce, come si muove, il contrasto del colore.

Il materiale morbido da esplorare può cambiare consistenza, il senso del tatto presente all’interno della bocca ogni giorno nota la trama dell’oggetto in modo differente.

Quante cose può fare un neonato,allora!

Egli aspetta il mondo anche se il mondo non è pronto per lui ed i suoi bisogni.

I tempi del neonato

Fare spazio in noi per il bambino significa anche avere pazienza che le sue capacità si amplino e manifestino. Ogni bimbo ha il proprio percorso, il proprio sviluppo, e lo fa con i propri tempi, così diversi dai nostri così produttivi, fare e dare risultati.

Il neonato può sembrare stabile per un certo periodo di tempo e poi fare il famoso “scatto di crescita” richiedendo più poppate e la nostra presenza per essere rassicurato e dare benzina alla propria creazione. In questo modo costruisce le basi per la sua vita futura.

Maria Montessori diceva: il bambino è il padre dell’uomo.

Quanta verità in questa breve frase.

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