Avete mai pensato a quante volte rispondiamo in automatico di fronte a determinate situazioni più per schemi assopiti che elaborati? Usiamo i codici dei nostri genitori ma molte volte è meglio abbandonarli e trovare i nostri. Ne parliamo con Sara Lampronti, psicologa e psicoterapeuta.
I retaggi culturali
Alle volte come genitori ci può capitare che alcuni nostri paletti ,”regole” o
retaggi culturali”, ci fanno stare fissi su una nostra posizione, credendo che
sia la cosa giusta anche per i nostri figli, perchè è una nostra regola mentale
che diamo per approvata anche per gli altri. Ma questo ci limita nella nostra
visuale e quindi nel nostro rapporto con i nostri figli, perchè diamo per scontate le
cose secondo il nostro punto di vista.
Non sto parlando in questo caso di valori e principi educativi che in base alla propria
cultura familiare come genitori si decide di trasmettere. Mi riferisco qui ad alcune
regole mentali o retaggi culturali come ad esempio “il rugby è uno sport pericoloso ti
faresti solo male”, “per imparare davvero a studiare devi fare solo…”, “videogiochi e
fumetti insegnano solo maleducazione”, “ se frequenti un corso di nuoto non avrai
problemi di schiena, il nuoto fa benissimo”. Di esempi ce ne potrebbero essere tanti,
e anche che toccano argomenti più ampi (ad esempio pensieri legati al genere).
Qui ho cercato di citare esempi che presi singolarmente non appaiono come
“sbagliati”, ma semplicemente come un modo personale di vedere la cosa. Ma
rimanendo noi genitori su queste regole mentali non diamo la possibilità ai
nostri figli di sperimentarsi, e soprattutto rimaniamo chiusi nelle nostre idee
quando invece si possono scoprire cose nuove e interessanti. Per esempio
scoprire che fumetti possono affrontare alcuni argomenti della crescita della persona
in modo efficace e divertente. Possiamo scoprire che quello che era per noi il
metodo di studio più idoneo non lo è per nostro figlio,…e magari scopriamo che i
momenti di condivisione post-partite di rugby arricchiscono il nostro modo di vivere
sociale.

Come generare i propri codici
Essere genitore riguarda quindi non solo la cura in senso pratico del proprio
bambino, ma implica un accudimento emotivo e psicologico, che andrà a porre
le basi per il suo benessere e il suo equilibrio futuro. Alla luce di questa
importante funzione psicologica svolta dal genitore, è possibile comprendere
quanto le esperienze emotivamente stressanti e traumatiche giochino un ruolo
nelle modalità di cura nei confronti del proprio figlio.
La memoria del passato è indubbiamente la storia personale di ognuno di noi,
determina molte nostre scelte, oltre al nostro carattere, al modo di porci, di pensare,
di scegliere, ecc. Rispetto al ruolo educativo (e/o genitoriale), viene spontaneo
pensare ai propri genitori e a come loro si rapportavano con noi.
Come genitore, quindi, dovresti aiutare tuo figlio a esprimere il suo potenziale
individuale, potenziale presente in ognuno di noi che aspetta, appunto, di venire
espresso.
Educare dovrebbe essere inteso come un tirar fuori, ma putroppo spesso (a causa
anche dell’abitudine e altri problemi che ci prendono) si tende più spesso a mettere
dentro, a inculcare certe verità, a spiegare come si fanno le cose, come ci si comporta.
Osservare i nostri figli
Spesso senza prestare attenzione ai reali desideri dei figli, spesso senza
la consapevolezza se questo sistema, che appare l’unico possibile, sia anche un
buon sistema. L’obbedienza la crea, è vero, ma è un’obbedienza forzata, che
distrugge la creatività e la libertà di ogni individuo, per spingerli poi, una volta adulti,
a cercare di rimettere a posto i frammenti di quello che sarebbero potuti essere, ma
non gli è stato permesso di diventare.
I genitori devono porsi come delle guide, ossia come persone che hanno per
prima sviluppato il loro potenziale, realizzato il loro valore, che siano
diventatati ciò che erano nati per essere.
La guida deve avere intrapreso il cammino per poterlo mostrare agli altri.
I genitori hanno il dovere di crescere come persone per primi e di dare l’esempio più
importante in assoluto: dimostrare che possiamo diventare ciò che siamo, che
possiamo esprimere tutto il potenziale dentro di noi.
Questo è il vero esempio che devi e puoi dare tu.
Il primo atto d’amore che possiamo fare verso i nostri figli è lasciarli liberi di essere
ciò che sceglieranno di essere, imparando a porci come guide che possano
scegliere di seguire.
E non devo venirti a dire quanto sia difficile far sì che loro vogliano ascoltarti e
seguirti. Ma se riesci in questo, allora potrai guidarli per diventare persone felici e
forti.
Dott.ssa Sara Lampronti
Psicologa Psicoterapeuta
www.saralampronti.it
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