Scarpine primi passi, come scegliere la suola

lI primi passi dei nostri bimbi ci suscitano emozioni forti. Ma stiamo fornendo loro il giusto supporto?

Nell’era digitale, con la comunicazione a portata di click, si trovano tutte le informazioni che si cercano. Purtroppo però spesso si trova tutto e il contrario di tutto!

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è così per il discorso scarpine primi passi… che cosa è corretto far indossare ai nostri piccoli? Suole più morbide e flessibili possibile, con tomaia che lasci libero il piedino? O suola sagomata sulla forma del piedino e tomaia che dia un sostegno alla caviglia? O metà e metà, suola flessibile e caviglia sostenuta? Insomma, le variabili sono tante e come sempre sembra che ognuno abbia una diversa soluzione. Vi proponiamo quindi la nostra, frutto di indagini e di domande su domande a fisiatri, pediatri e a psicomotricisti.

Perchè servono le scarpe?

Questa è la domanda corretta da cui partire.
Il loro ruolo è quello di proteggere il piede durante la camminata. Sembrerebbe scontato che quindi l’esigenza di protezione vari in base al contesto in cui si utilizza la scarpa. Nemmeno noi usiamo sempre le stesse scarpe. Le ballerine senza suola tanto comode per un giretto in città sarebbero inappropriate per un’escursione in montagna. Allo stesso modo bisognerebbe valutare la scarpa da comprare per i propri bimbi.

Se parliamo di bimbi ai primi passi, probabilmente non gli farete percorrere lunghi percordi su terreni dissestati, giusto?

Dove cammina più spesso il bimbo?

I nostri bimbi ai primi passi camminano principalmente all’interno: quando ci muoviamo li trasportiamo con passeggini, auto o fasce e marsupi quindi è indifferente ciò che indossano ai piedi. Camminando all’interno, si eliminano tutte le asperità del suolo (sassolini, crepe dell’asfalto, legnetti…) e quindi il ruolo di protezione viene meno. In questi casi la cosa migliore è lasciare il piedino più libero possibile.

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Un bimbo che sta iniziando a camminare ha bisogno di allenare la parte del cervello che comanda il movimento. Se viene allenata con un “ostacolo”, essa imparerà a muoversi tenendo sempre conto di tale ostacolo. Essendo noi umani programmati per camminare con due piedi (e non con due piedi che cazano scarpe) nella fase dell’aprendimento è meglio lasciare il piede più libero possibile. Solo in questo modo il cervello impara correttamente ad elaborare la percezione diretta del suolo e a rispondere con il movimento più adeguato.
Quando l’apprendimento del movimento è ben sviluppato si possono inserire variabili ed “ostacoli” quali scarpe, necessarie allo spostamento in situazioni di terreno accidentato
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Quindi cosa è meglio utilizzare come scarpine primi passi?

Come si evince da quanto detto sopra, per i primi passi la scarpa migliore è…. nessuna! Il piede nudo è tutto ciò che serve al bimbo per imparare. Calzetti antiscivolo, pantofoline con la suola morbida possono essere utili per “difendere” il piede dal freddo del pavimento.

Scarpine primi passi Poconido con suola in suede
Scarpine primi passi Poconido con suola in suede

Anche nei primi passi all’esterno sarebbe il caso di rispettare questa indicazione: la scarpa con la suola più flessibile e la tomaia meno ostacolante che riuscite a trovare. Le pantofoline o scarpine primi passi che usate all’interno vanno benissimo ad esempio nei contesti in cui siete sicuri di non trovare vetri o altri pericoli a terra, ad esempio nel vostro giardino o nel cortile della nonna. In ambienti non sicuri, meglio cercare una suola più resistente.

Ghettine Stonz con suola in PlusFoam
Ghettine Stonz con suola in PlusFoam

Vengono sollevate alcune obiezioni riguardo alla necessità di ammortizzamento fornita da una suola strutturata, dato che camminiamo prevalentemente su asfalto e non più su prati come i nostri antenati che poteveno permettersi di camminare scalzi. Questo dubbio è infondato, visto che in casa (su marmo e piastrelle dure quanto l’asfalto) non utiliziamo scarpe ammortizzate ma calzini e pantofoline.

E quindi il sostegno alla caviglia tanto decantato dalle nonne e dai marchi per bambini più famosi?

Anche qui nessun fondamento. Ovvio che il bimbo sembrerà più dritto nell’immediato, ma è una posizione innaturale creata appunto dalla scarpa. E verrà meno nel momento in cui la scarpa verrà levata. Se invece il piede impara “ad arrangiarsi” liberamente, ci metterà un pochino di più ma troverà il modo in maniera non artificiale. Questo gli consentirà di camminare correttamente su ogni suolo, con ogni scarpa… e pure senza!

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Anche le suole con plantare sagomato per aiutare a sviluppare l’arco plantare sono una gran trovata commerciale. Il piede del bambino naturalmente non presenta un arco plantare fino ai 5 anni circa. Questo significa che inserire un grosso ingombo nella suola crea unicamente fastidio e anzi potrebbe portare a sviluppare posizioni “di difesa” da questa somodità, posizioni scorrette che poi sarà difficile correggere. Solo dopo i 5-6 anni, e con la valutazione del pediatra, si può pensare di intervenire sul piede rimasto piatto. Prima è solo una strategia commerciale.

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Frida

Oltre il Babywearing