Tornare al lavoro dopo la maternità

Tornare al lavoro dopo la maternità. Al di là del desolante scenario giuridico, come lo viviamo noi mamme? Ne parliamo con Sara Lampronti, psicologa e psicoterapeuta.

Le mamme che lavorano devono fare i conti, molto più dei papà, con la
responsabilità della loro scelta professionale e con i sensi di colpa, uno stato
d’animo tra i più difficili da maneggiare.

I dubbi delle mamme

Possono arrivare dubbi come ad esempio: Sto abbastanza con mio figlio? Lo farò
soffrire lasciandolo tutto questo tempo all’asilo/nonni? Vale davvero la pena lavorare
così tanto? Se lavoro potrò essere una buona madre? Quando cresceranno, mi pentirò
di non averli goduti abbastanza?Cosa penseranno i colleghi di me?
L’organizzazione minuziosa della giornata e il dover trovare un equilibrio tra le esigenze
del piccolo e della famiglia, le richieste professionali e le esigenze personali, spesso
trascurate, mettono a dura prova. A ciò si aggiunge di frequente il giudizio degli altri ai
quali sembra sempre tutto chiaro.

Più che delle cause riguardanti le difficoltà di conciliare lavoro e famiglia,
secondo me è importante sottolineare che non è una questione di “giusto o
sbagliato”, ma è una scelta del tutto personale che dipende molto da come la
sentiamo e da come la viviamo. Non siamo tutte uguali e non tutte abbiamo le stesse
necessità. Optare per una scelta non alleggerisce dalle difficoltà quotidiane, ma ci
ricorda il perchè lo stiamo facendo e ci ricorda chi siamo noi.
Il senso di colpa è uno stato d’animo difficile a cui fare spazio. Ma come tutte le
emozioni vanno ascoltate e comprendere cosa ci sta comunicando.

Essere madre: capirsi ed accettarsi

Diventando madre cambiano i nostri ruoli. Diventa importante porsi delle
domande che aiutano a chiarirsi e trovare il proprio equilibrio: che tipo di madre
voglio essere? Che tipo di donna voglio essere? Sul mio lavoro come voglio essere?
Rispondere a queste domande prima, e poi cercare azioni concrete da mettere in atto
per mantenerle ci permette di agire secondo i nostri valori, in linea con la nostra
personalità.

Io personalmente per come sono fatta, so che senza il mio lavoro non sarei il tipo di
madre che vorrei essere, in quanto non mi sentirei appagata. Questo non toglie la
stanchezza, il sentire la mancanza di mia figlia per tutto il giorno. Trovare il proprio
equilibrio è un processo che si evolve in base ai cambiamenti esterni. Essere
consapevole delle nostre e altrui necessità aiuta in questo percorso.
“Sono una donna, sono una madre, sono una moglie, sono una psicologa, …..”

Alla fine siamo tutti questi ruoli. Ci rappresentano e costituiscono la persona che
siamo.

Per essere in equilibrio e stare nei ruoli con consapevolezza, riconosciamoli
prima, diamo poi il meglio che possiamo in piccoli azioni momento per momento.
Ricordiamoci sempre che tipo di persona vogliamo essere.

Alcune tecniche di sopravvivenza

Aiuto e supporto per le mamme che lavorano
– Imparare a chiedere aiuto al partner: la cosa più importante per le mamme
lavoratrici è quella di prendere atto delle proprie difficoltà e della propria stanchezza e
dunque lasciarsi aiutare dal partner ai fini della collaborazione nella gestione della casa
e dei figli: l’aiuto nei compiti più semplici, come caricare una lavapiatti o andare a
prendere il figlio in piscina, si rivela molto importante nella quotidianità.
– Ritagliare uno spazio per sé e per la coppia: concedersi un fine settimana ogni
tanto per rilassarsi è un modo per affrontare diversamente la settimana lavorativa. Che
si tratti di andare a fare una passeggiata in un parco, magari approfittando della bella
stagione, anche portando con sé i bambini, o che ci si voglia concedere un pacchetto in
un centro benessere, affidando i figli ai nonni o a persone di fiducia è comunque
importante che le mamme lavoratrici si ritagliano uno spazio per sè e per il partener.
– Non sentirsi in colpa nel lasciare i propri figli alle cure dei nonni o di una
persona fidata: laddove si può contare sulla collaborazione di altre figure familiari è
importante che le mamme imparino a fidarsi e a lasciare i propri figli nelle mani di
persone fidate. Inoltre se sono presenti figli maggiori è bene che anche loro siano
gradualmente responsabilizzati nei confronti dei fratelli o delle sorelle minori. Questo
non significa che essi debbano assumersi una responsabilità educativa nei confronti dei
più piccoli, ruolo che deve appartenere chiaramente alla coppia genitoriale, ma
determina che possano contribuire ai compiti che sono appropriati per la loro età,
soprattutto mentre i genitori sono al lavoro.

Tornare al lavoro dopo la maternità? La flessibilità è la nostra alleata!

Ma l’elemento più prezioso nell’operazione di conciliare lavoro e famiglia si
chiama flessibilità, che significa accettare dei buoni compromessi, sul lavoro e in
casa, e soprattutto guardare a sé stesse e ai propri sforzi con indulgenza e
affetto.


Le ricerche dimostrano che una mamma realizzata e soddisfatta del suo lavoro
trasmette un’immagine positiva ai figli e che le donne che si dividono tra casa e
lavoro godono di migliore salute e si ammalano meno facilmente.
Inoltre i figli delle madri lavoratrici hanno uno sviluppo psicologico, emotivo e
comportamentale del tutto analogo ai figli delle mamme a tempo pieno.
In conclusione ricordiamo a tutte le mamme le parole del celebre pediatra inglese
Donald Woods Winnicott (1896-1971) che auspicava per i bambini non una madre
perfetta, ma una madre “sufficientemente buona”, ovvero capace, nella sua
imperfezione, di attendere ai bisogni del suo piccolo con cure sufficientemente
adeguate.

Sara Lampronti
psicologa-psicoterapeuta
www.saralampronti.it

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