La plastica liquida nei detergenti

E’ da poco uscito un report di Greenpeace sulla presenza di polimeri o copolimeri di plastica liquida /solida/semisolida nei detergenti della grande distribuzione.

Francamente ci saremmo risparmiati volentieri di venire a conoscenza della plastica liquida ma sappiamo che tutto diventa possibile quando ci sono enormi interessi economici.

Vi rimandiamo ad un nostro precedente articolo per comprendere il termine “microplastiche”.

Vediamo insieme come si è mossa Greenpeace e analizziamo i punti salienti – qui potete trovare il testo completo.

L’analisi degli INCI e i test in laboratorio

Greenpeace ha controllato gli INCI (qui vi spieghiamo cos’è) di quasi 2000 prodotti per la pulizia dei capi, dei piatti e dei pavimenti. Come ? Consultando i siti dei produttori che sono assolutamente consapevoli che il 95% dei consumatori (stima personale) non sa leggere gli INCI di quello che compra. E’ tutto lì.

Il 23% contiene polimeri plastici e per comprenderne la forma (solida, semisolida o liquida), Greenpeace ha interpellato le aziende produttrici e in seguito analizzato anche dei campioni. Purtroppo la tecnologia utilizzata non ha permesso di rilevare, in alcuni casi, la tipologia di microplastica ma ha escluso la forma solida.

Tutto sappiamo come le microplastiche solide arrechino danni all’ambiente ma non ci sono ancora dati certi (=mancano gli studi) sulle altre forme che vengono rilasciate nell’ambiente.

Perché aggiungere le microplastiche e cosa dice la legge

Dal 1 gennaio 2020 sono vietate le aggiunte di microplastiche nei prodotti cosmetici. E’ un grande passo avanti ma va da sé che non comprendere i detergenti per la pulizia è stata una scelta poco lungimirante in termini ambientalistici.

Le aziende produttrici aggiungono la plastica perché ha diverse funzioni: è un antischiumogeno, incapsula i profumi che vengono poi rilasciati durante il lavaggio, permette di aggiustare la viscosità , ha potere abrasivo nella sua forma solida. E’ evidentemente un componente a basso costo che coadiuva gli altri attivi presenti nei prodotti per lavare o migliorarne l’aspetto estetico/organolettico.

Cosa possiamo fare

Noi consumatori abbiamo un potere enorme che consiste nel decidere a chi dare i nostri soldi. Scegliete produttori che abbiano a cuore l’ambiente oltre che il proprio bilancio . Consultate il testo di Greenpeace ed evitate come la peste le marche citate.

Ne approfitto per invitarvi a comprare detersivi sfusi e cercare distributori/produttori vicini a voi.

Se avete bisogno di altre informazioni oppure volete condividere il vostro pensiero, commentate qui!

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Frida

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